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382 piante e 1 assoluzione: il diritto di coltivare la propria cannabis è sancito in Spagna

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L'autocoltivazione della cannabis in Spagna
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La Corte Provinciale di Las Palmas de Gran Canaria ha assolto un uomo accusato di traffico di droga dopo che le autorità avevano scoperto 382 piante di cannabis nella sua casa.

La storica assoluzione, riportata dalla rivista spagnola Cannabis Magazine, è considerata una delle più importanti vittorie per la coltivazione personale di cannabis in Spagna fino ad oggi.

Il caso: la quantità da sola non è più sufficiente a stabilire la colpevolezza

L’imputato, chiamato G.Z., era stato inizialmente condannato a quattro anni di carcere e a una multa di 65.315 euro in seguito a un raid della polizia che aveva portato al sequestro di piante e attrezzature per la coltivazione. I pubblici ministeri avevano basato il loro caso esclusivamente sulla grande quantità di cannabis e sul suo potenziale valore di mercato, presumendo l’intenzione di distribuirla.

Tuttavia, la difesa, guidata dall’avvocato Héctor Brotons, ha dimostrato con successo che le piante erano state coltivate esclusivamente per il consumo personale, senza alcuna prova che suggerisse un’attività di distribuzione o commerciale. Il tribunale ha accettato queste argomentazioni, citando l’assenza di prove incriminanti come registri di vendita, materiale di imballaggio o testimonianze che indicassero un traffico.

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Secondo la sentenza, “il semplice numero di piante o il loro peso non possono costituire automaticamente una prova sufficiente per una condanna per traffico”.

Il tribunale ha invece preso in considerazione le abitudini di consumo degli imputati e ha richiesto prove più solide per dimostrare l’intento criminale.

I principi giuridici alla base della sentenza

La decisione della corte si è basata su due pilastri del diritto penale spagnolo: la presunzione di innocenza e il principio in dubio pro reo (in caso di dubbio, decidere a favore dell’imputato). Come recita l’articolo 24.2 della Costituzione spagnola, l’accusa deve provare la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio. In questo caso, l’assenza di prove diverse dalle piante stesse ha fatto sì che l’onere della prova non fosse soddisfatto.

La decisione ha criticato la sentenza del tribunale di primo grado, che si era basato esclusivamente sulle dimensioni della piantagione senza prendere in considerazione altri fattori rilevanti, come lo status di consumatore regolare dell’imputato e l’assenza di prove di traffico. L’assoluzione non solo assolve G.Z., ma crea anche un precedente giudiziario che potrebbe avere un impatto sui casi attuali e futuri riguardanti la coltivazione domestica di cannabis.

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Conseguenze per i coltivatori di cannabis in Spagna

Questo verdetto invia un forte messaggio sia ai coltivatori di cannabis che alle forze dell’ordine. Per i primi, rafforza la tesi che la coltivazione domestica per uso personale, anche su larga scala, non dovrebbe essere automaticamente equiparata al traffico di droga. Per i secondi, innalza il livello di prova richiesto per giustificare un’azione penale.

Il caso evidenzia anche la tensione tra il cambiamento dell’atteggiamento sociale nei confronti della cannabis in Spagna e il suo continuo quadro giuridico repressivo. Le attuali leggi spagnole, come la Legge organica 4/2015 (comunemente nota come “legge bavaglio”) e il Codice penale spagnolo mantengono un approccio restrittivo alla regolamentazione della cannabis.

Questa decisione è una richiesta di riforma legislativa più adatta agli usi contemporanei della cannabis e alla libertà individuale.

Al di là delle implicazioni penali, questa decisione apre anche un dibattito più ampio sulle sanzioni amministrative previste in Spagna per il possesso di cannabis. In molti casi, i consumatori vengono multati senza un’adeguata analisi del contenuto di THC delle sostanze sequestrate

Poiché i test amministrativi spesso non riescono a quantificare i livelli di THC, le multe vengono comminate anche quando la sostanza contiene meno della soglia dello 0,3% di THC fissata dalla Corte Suprema per definire i prodotti psicoattivi.

I sostenitori della riforma sostengono un approccio più razionale, suggerendo che il possesso personale e i prodotti ricchi di THC dovrebbero essere esplicitamente depenalizzati o, quantomeno, regolati da un quadro giuridico più chiaro.

Aurélien ha creato Newsweed nel 2015. Particolarmente interessato ai regolamenti internazionali e ai diversi mercati della cannabis, ha anche una vasta conoscenza della pianta e dei suoi usi.

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