Personalità mediatica ben nota ai francesi, Samuel Etienne ha recentemente creato una sorpresa (o forse no) rivelando la prima misura che adotterebbe se fosse eletto Presidente della Repubblica. Lontano dai temi solitamente associati alla sua carriera, la sua proposta riguarda un’importante riforma della società: la politica sulle droghe.
La “depenalizzazione” della cannabis: una proposta presidenziale inaspettata
Intervistato da Constance Vilanova nel programma Popcorn di Webedia, Samuel Etienne ha avanzato una proposta che ha immediatamente attirato l’attenzione. Subito accusato di demagogia dalla sua intervistatrice, il giornalista ha dovuto difendere la sua idea sviluppando un’argomentazione strutturata.
La sua proposta iniziale, tuttavia, era semplice e si poteva riassumere in tre parole: “Depenalizzazione della cannabis”
Lungi dall’accontentarsi di un semplice slogan, Samuel Etienne sviluppa una visione strutturata che poggia su tre pilastri principali: ottimizzare le risorse statali, creare un modello economico controllato e ispirarsi a un modello straniero:
- Ridistribuzione delle risorse di polizia e giudiziarie: Il primo argomento è quello della sicurezza e del bilancio. A suo avviso, la situazione attuale mobilita uomini e fondi in modo inefficiente, ritenendo che ci siano “troppe risorse di polizia e giudiziarie impegnate nel problema”. La logica conseguenza della sua riforma sarebbe quella di poter riassegnare queste risorse a missioni ritenute più prioritarie.
- Creazione di un modello economico statale: Il cuore del suo progetto risiede nell’istituzione di una “agenzia statale che controlli il commercio della cannabis”. Questo monopolio pubblico mirerebbe a raggiungere due obiettivi principali:Salute pubblica: L’obiettivo sarebbe quello di garantire che “il prodotto che si dà al consumatore è di qualità”, ponendo fine ai pericoli associati al mercato nero.
- Benefici fiscali: Lo Stato applicherebbe “una piccola tassa su di esso”, trasformando il commercio in una nuova fonte di entrate che, nelle sue parole, “riduce il deficit di bilancio”.
- L’esempio tedesco come modello: Per legittimare il suo approccio, si basa sulla sperimentazione effettuata dai “nostri vicini tedeschi”. Citando questo esempio, colloca la sua proposta all’interno di una tendenza europea e la presenta come uno sviluppo ragionevole piuttosto che come una rottura radicale.
Questo piano globale per il controllo dello Stato forma una visione coerente. Tuttavia, la stessa etichetta che Samuel Etienne le applica – “depenalizzazione” – non è semplicemente imprecisa, ma contraddice fondamentalmente l’architettura della sua stessa proposta.
Depenalizzazione o legalizzazione?
Sebbene l’argomentazione di Samuel Etienne sia dettagliata, l’uso della parola “depenalizzazione” rivela una confusione semantica comune ma significativa, che nemmeno alcuni “esperti” padroneggiano (si riconosceranno da soli). Questa imprecisione cambia radicalmente la natura della riforma proposta. Per comprendere la vera posta in gioco, è indispensabile distinguere chiaramente i due concetti.
La depenalizzazione consiste nel trasformare un reato in una semplice contravvenzione. In pratica, il consumo o il possesso di piccole quantità non è più punibile con una pena detentiva, ma rimane un atto illegale punibile con una multa fissa. La produzione e la vendita rimangono rigorosamente vietate e coperte dal diritto penale.
La legalizzazione va ben oltre. Autorizza per legge la produzione, la vendita e il consumo di un prodotto all’interno di un quadro normativo rigoroso definito dallo Stato. Questo quadro comprende il controllo della qualità, l’introduzione di tasse, la creazione di punti vendita autorizzati e restrizioni di età.
Analiticamente, il progetto di Samuel Etienne è, per definizione, una proposta di legalizzazione, non di depenalizzazione. La creazione di una “agenzia statale” per “controllare” e “regolare il commercio” è l’essenza stessa di un mercato legale e regolamentato.
Il desiderio di garantire un “prodotto di qualità” presuppone anche un controllo statale sull’intera catena di produzione, un apparato che non trova posto in un semplice modello di depenalizzazione. Infine, l’introduzione di una “piccola tassa” è una prerogativa fiscale che può essere applicata solo a un prodotto che è legale vendere.
Newsweed vi invita a rivedere questo estratto qui sotto.
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