La Francia è piombata in un nuovo periodo di incertezza politica dopo le dimissioni del Primo Ministro François Bayrou, che si è dimesso dopo aver perso un cruciale voto di fiducia in Parlamento. Gli operatori del settore e le associazioni di pazienti temono che questa situazione ritardi ancora una volta la tanto attesa introduzione della cannabis medica.
Una riforma coinvolta nelle turbolenze politiche
L’esperimento francese sulla cannabis medica è iniziato nel 2021, dando a più di 3.000 pazienti con gravi malattie l’accesso a trattamenti a base di cannabis. Per molti, queste terapie rappresentano l’unica alternativa efficace contro i sintomi resistenti, migliorando significativamente la loro qualità di vita.
Nonostante i risultati promettenti, la Francia non ha ancora reso questi trattamenti ampiamente disponibili. La sperimentazione è stata prorogata più volte: nel 2023, poi di nuovo nel 2024 con una fase di transizione, e nel 2025 con una lettera ministeriale temporanea. L’attuale quadro normativo scadrà nel marzo 2026, il che significa che quasi 1.500 pazienti potrebbero subire l’interruzione del trattamento se entro tale data non verrà adottata una regolamentazione permanente.
L’industria avverte la paralisi
L’Union des industriels pour la valorisation des extraits de chanvre (UIVEC), che rappresenta alcune delle aziende coinvolte nello sviluppo di farmaci a base di cannabis, ha reagito rapidamente alle dimissioni di François Bayrou.
“Le dimissioni di François Bayrou arrivano in un contesto di instabilità politica che non deve in alcun modo compromettere il futuro dei pazienti affetti da cannabis terapeutica in Francia”, ha sottolineato l’UIVEC.
La federazione ha elogiato il lavoro del Ministro della Salute, Yannick Neuder, che ha svolto un ruolo decisivo nel promuovere la riforma, in particolare ottenendo la validazione dei decreti da parte della Commissione Europea e del Conseil d’État.
Ma l’UIVEC ha anche avvertito: “I pazienti non devono essere tenuti in ostaggio dai rimpasti politici. La generalizzazione della cannabis medica deve essere completata”
Cosa resta da fare
Il prossimo passo cruciale è la pubblicazione dei decreti finali che autorizzano la produzione e la distribuzione di cannabis terapeutica in Francia. Senza questo via libera normativo, la coltivazione e le catene di approvvigionamento nazionali non possono essere messe in atto, lasciando il Paese dipendente dalle importazioni e incapace di espandere l’accesso dei pazienti.
Il timore è che l’attuale crisi politica rallenti il processo decisionale in un momento in cui la chiarezza normativa è urgentemente necessaria. Qualsiasi ritardo nella firma dei decreti rimanenti rischia di danneggiare la credibilità della riforma e di compromettere la continuità dell’assistenza ai pazienti.
Benjamin-Alexandre Jeanroy, fondatore di Augur, società di consulenza specializzata in materia, propone la stessa analisi.
“Per il momento stiamo evitando uno scioglimento e nuove elezioni, uno scenario che avrebbe potuto mettere seriamente a rischio il processo. La continuità al Ministero della Salute faciliterebbe le cose, così come la partenza di Bruno Retailleau. Tuttavia, queste due condizioni sembrano improbabili, lasciando il futuro ancora incerto. Ma in fondo l’incertezza è diventata una costante su questo tema in Francia. Ciò non contribuisce ad alleviare la stanchezza e l’ansia dei pazienti”
In Francia, la questione della cannabis terapeutica è sempre stata una prova di volontà politica e le turbolenze politiche sono già state usate come scusa per precedenti ritardi. Bis repetitia?
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