Ricercatori brasiliani hanno presentato un nuovo sensore portatile progettato per rilevare i cannabinoidi sintetici nei liquidi per il vaping e nei campioni biologici (ad esempio i fiori di canapa).
Rischi derivanti dai cannabinoidi sintetici nelle sigarette elettroniche
Anche in assenza di sostanze illecite, il liquido utilizzato nelle sigarette elettroniche può causare seri problemi di salute. In molti casi, la concentrazione di nicotina è diverse volte superiore a quella delle sigarette tradizionali, portando a una rapida dipendenza. La situazione è particolarmente allarmante in Brasile, dove le sigarette elettroniche sono vietate dall’agenzia sanitaria nazionale Anvisa, ma i dispositivi vengono ancora venduti senza alcun controllo di qualità.
“Alcuni di questi liquidi contengono fino a 100 volte più nicotina di una sigaretta tradizionale”, ha spiegato Luciano Arantes, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Scienza e Tecnologia sulle Sostanze Psicoattive (INCT-SP), in un’intervista all’agenzia FAPESP. Ha inoltre sottolineato la presenza di additivi come l’acetato di vitamina E, che è stato collegato a decessi e gravi lesioni polmonari negli Stati Uniti.
Il problema è aggravato dall’uso clandestino di cannabinoidi sintetici. Create in laboratorio per imitare il THC, il principale composto psicotropo della cannabis, queste molecole sono spesso molto più potenti, e talvolta provocano convulsioni, episodi psicotici e persino overdose fatali.
“Quello a cui stiamo assistendo è una gara chimica. I gruppi clandestini stanno producendo droghe con strutture sempre più potenti, che richiedono dosi minime”, ha avvertito Arantes.
Un sensore portatile per un rilevamento rapido
In risposta a questi rischi, gli scienziati dell’Unicamp e di altre istituzioni, in collaborazione internazionale, hanno sviluppato un sensore elettrochimico portatile in grado di identificare queste sostanze. Il dispositivo utilizza un elettrodo di diamante drogato al boro collegato a un potenziostato portatile, che a sua volta può essere collegato a uno smartphone tramite USB o Bluetooth.
“Abbiamo sviluppato un metodo elettrochimico che identifica diverse molecole di cannabinoidi sintetici con elevata selettività e sensibilità”, spiega Larissa Magalhães de Almeida Melo, prima autrice dello studio pubblicato su Talanta.
“L’analisi può essere eseguita ovunque, con un piccolo campione, e il sensore risponde con un segnale elettrochimico caratteristico”
I test condotti con AB-Chminaca e MDMB-4in-Pinaca, due dei cannabinoidi sintetici più comuni in Brasile, hanno dimostrato che il sensore è in grado di rilevare concentrazioni fino a 0,2 µM, anche in presenza di alti livelli di nicotina.
“Il grande vantaggio del nostro dispositivo è la sua selettività. Anche con la complessità dei campioni, siamo riusciti a concentrarci solo sulle sostanze che ci interessavano”, ha aggiunto Wallans Torres Pio dos Santos, professore all’Università Federale di Vale do Jequitinhonha e Mucuri e coordinatore dello studio.
Applicazioni per la salute e la riduzione del danno
Oltre all’uso forense, il sensore potrebbe diventare uno strumento essenziale nelle assistenze di emergenza in caso di overdose e nelle iniziative di riduzione del danno. Il dispositivo è già in fase di sperimentazione nell’ambito del progetto BACO, una partnership tra Unicamp e il Ministero della Giustizia e della Pubblica Sicurezza, che analizza campioni di saliva per monitorare l’uso di nuove sostanze psicoattive durante feste e festival.
“Questi cannabinoidi sintetici sono in continua evoluzione. Appaiono continuamente nuove varianti e molte di esse sono estremamente potenti e pericolose”, sottolinea Melo. “Il nostro obiettivo è sviluppare tecnologie che possano essere utilizzate sul campo. Vogliamo che i consumatori sappiano cosa stanno consumando e siano in grado di prendere una decisione informata. Questo può prevenire gravi avvelenamenti e persino salvare vite umane”
Secondo Santos, i sondaggi indicano che il 63% dei consumatori non sa che sostanza sta consumando, credendo che si tratti di una cosa mentre in realtà potrebbe essere un composto molto più potente e pericoloso. La capacità di identificare le sostanze sul posto potrebbe quindi rappresentare una svolta nella prevenzione dei rischi.
Estendere il rilevamento ad altre sostanze
L’adattabilità della tecnologia è un altro vantaggio. I ricercatori stanno già estendendo il metodo alla rilevazione di analoghi dell’LSD, catinoni e feniletilammine, con l’obiettivo di incorporare caratteristiche ancora più pratiche, come i reagenti colorimetrici per una facile interpretazione visiva.
Come ha riassunto Arantes per l’agenzia FAPESP, “l’obiettivo è portare la scienza dove può avere un impatto diretto. Esperti, medici e operatori sanitari hanno bisogno di strumenti accessibili, veloci e affidabili per affrontare le sfide poste dai nuovi farmaci. Quella che offriamo è una soluzione pratica, portatile e scalabile”
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