Ter repetita. Il governo italiano del primo ministro Giorgia Meloni non ammette la sconfitta e affronta nuovamente la canapa industriale con una legislazione che eliminerebbe il CBD e tutti gli altri prodotti derivati dai fiori della pianta.
La proposta vieterebbe l’importazione, la lavorazione, il possesso, il trasferimento, la distribuzione, il commercio, il trasporto, la spedizione, la consegna, la vendita al pubblico e il consumo di fiori di canapa, anche in forma semilavorata, essiccata o sminuzzata, secondo la formulazione di una bozza di emendamento alla controversa legge sulla sicurezza del Paese.
Descrivendo la misura come un “grottesco giro di vite”, l’associazione di categoria Federcanapa ha affermato che le disposizioni “vietano qualsiasi attività produttiva e commerciale legata alle infiorescenze di canapa, anche se contengono poco o niente THC”.
Conseguenze gravi per l’industria italiana della canapa
Se approvata, la legge bloccherà completamente il sotto-settore degli estratti di canapa, colpendo il CBD e altri cannabinoidi non psicoattivi della canapa utilizzati in erboristeria, cosmetica e integratori alimentari, secondo Beppe Croce, presidente di Federcanapa.
Alcuni parlamentari e altri esperti hanno affermato che l’adozione dell’emendamento, che vieterebbe anche la produzione di fiori e prodotti a base di fiori per l’esportazione, porterebbe alla chiusura di 3.000 aziende e alla perdita del lavoro per 15.000 lavoratori.
Il disegno di legge italiano sulla sicurezza, entrato in vigore nel 2023, copre un’ampia gamma di questioni, tra cui l’applicazione della legge, le condizioni carcerarie, l’immigrazione e persino le manifestazioni pubbliche. Rafforza i poteri delle forze dell’ordine e crea sanzioni penali più severe che potrebbero essere applicate alle violazioni dell’emendamento Canapa.
Contro la legislazione dell’Unione Europea
Federcanapa ha dichiarato che chiederà ai membri delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, responsabili dell’esame della legislazione, di non approvare l’emendamento. Giacomo Bulleri, esperto legale del gruppo, ha dichiarato che l’emendamento è contrario alla legislazione europea ed espone l’Italia a possibili procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea, che ha affermato la legalità dei prodotti derivati dai fiori di canapa.
Con una decisione giuridicamente vincolante applicabile a tutta l’Unione, nel 2020 la Commissione europea ha dichiarato che ilCBD non è un narcotico e può essere commercializzato legalmente negli Stati membri e tra di essi. Questa decisione si basava sulla famosa sentenza Kanavape emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea all’inizio dello stesso anno.
Tuttavia, ciò non ha impedito alle autorità italiane di attaccare ripetutamente il CBD e altri cannabinoidi, così come la “cannabis light”, un fiore a basso contenuto di THC destinato al fumo.
Tentativi e sconfitte
Nell’ottobre 2020, il Ministero della Salute ha classificato il CBD come stupefacente e lo ha bandito dal mercato italiano, chiedendo ai rivenditori di liquidare le loro scorte, prima di ritirare l’ordine dieci giorni dopo.
All’inizio del 2022, la Conferenza Stato-Regioni – una piattaforma per il dialogo e la cooperazione tra governi centrali e regionali – ha aggiornato la formulazione di un decreto del 2018 per classificare la canapa come pianta strettamente medicinale. Quattro associazioni di cannabis hanno intrapreso un’azione legale e il decreto è stato annullato un anno dopo dal tribunale amministrativo regionale del Lazio, che ha stabilito che era contrario al diritto europeo.
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